FolkWorld #78 07/2022
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Calabria Orchestra

Musica della Calabria

CalabriaSona

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www.calabriasona.com

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La musica della Calabria fa parte della tradizione musicale italiana. Come altre regioni, nel sud Italia, la Calabria per molti secoli fu parte integrante del Regno di Napoli e la vita musicale tendeva ad essere eclissata dalle attività della capitale al nord, i conservatori, i compositori, la musica ecclesiale. Tuttavia, la Calabria moderna ha sviluppato una vibrante vita musicale basata sulla sua storia e dedicandosi alla costruzione di nuove strutture teatrali e musicali, molte delle quali vengono definite polivalenti e multifunzione.

Musica popolare

Viene comunemente definita "musica popolare" quella che identifica una comunità, etnia o popolo. Attualmente è preferibile distinguere la musica tradizionale (musica di tradizionale orale), espressione che racchiude gli strumenti, il suono, i repertori e le modalità esecutive di una zona/comunità riconosciute e funzionali alla stessa e che vengono tramandate di generazione in generazione, dalla musica popolare in generale che, pur avendo generalmente la medesima definizione, tende a comprendere oggi tutte quelle forme che vanno dalle espressioni folkloriche a quelle di riproposta e contaminazione in chiave moderna della musica tradizionale.

La musica tradizionale calabrese è quasi tutta musica a bordone con alternanza di due accordi.

Strumenti tradizionali della musica calabrese

Aerofoni

Quartaumentata

Artist Video Quartaumentata @ FROG

www.italysona.com/...

Cordofoni

Idiofoni

Membranofoni

Musicisti e gruppi

Re Niliu

Artist Video Re Niliu @ FROG

www.reniliu.it

Suonatori tradizionali di lira calabrese

Suonatori tradizionali di zampogna

Gruppi musicali

Zampogna

Zampogna

La zampogna è un antico strumento musicale in uso ancora oggi nell'Italia centrale e meridionale.

Storia

Zampogna

Ritenuta, nell'antichità classica, esito della trasformazione del flauto, o siringa, del dio Pan, in latino si chiamava "utriculus" e tra i suonatori dell'antichità si annovera l'imperatore romano Nerone. Dal medioevo all'età moderna si diversificò in varie tipologie territoriali, tra cui la cornamusa scozzese e irlandese, a insufflazione (immissione d'aria in una cavità, un otre di pelle nel caso specifico) indiretta, la musetta francese e la piva. La zampogna ha antiche origini: è probabile una sua discendenza dagli "auloi" greci, si conoscono due tipi diversi di zampogna: una con canne di melodia di diversa lunghezza ed un'altra con canne di uguale lunghezza collegate ad un otre di pelle. La sua funzione è quella di scandire i momenti salienti dell'anno agricolo, secondo l'arcaico calendario stagionale. Essa viene generalmente protetta dal malocchio con vari amuleti, quali nastri, fiocchi rossi e cornetti aventi un significato apotropaico. Il suo repertorio è costituito da tarantelle, pastorali ed accompagnamento al canto.

Struttura

La zampogna è un aerofono a sacco dotato di 4-5 canne che vengono inserite in un ceppo dove viene legato l'otre. Solo 2 canne sono strumento di canto mentre le altre fanno da bordone (suonano una nota fissa). Le canne terminano con delle ance che possono essere singole o doppie, tradizionalmente realizzate in canna (recentemente anche in plastica).

La sacca di accumulo dell'aria (otre) è realizzata con una intera pelle di capra o di pecora (utricolo) (oggi anche da altri materiali o da una camera d'aria di gomma), nella quale il suonatore immette aria attraverso un insufflatore (cannetta o soffietto). L'aria mette in vibrazione le ance innestate sulle due canne melodiche, quella destra per la melodia, quella sinistra per l'accompagnamento, e sui bordoni detti basso e scantillo.

Le zampogne del Basso Lazio orientale, del Molise (Scapoli, Castelnuovo al Volturno e San Polo Matese), della Basilicata e, un tempo, della Sicilia usano ance doppie, mentre nella "surdulina" tipica di Basilicata e nord Calabria (soprattutto nei paesi di origine Arbereshe) e nella ciaramella del Catanzarese e la ciaramèddha di Reggio Calabria e, oggi, della Sicilia si usano le ance semplici (canne intere a sezione molto piccola).

Esiste una grande varietà nella lunghezza dei diversi tipi di zampogne. Mentre nell'Italia meridionale l'unità di misura utilizzata per indicare la lunghezza della zampogna è il "palmo", nell'Italia centrale la misura (e quindi la tonalità) dello strumento viene indicata, in modo alquanto insolito, con il numero (ad es. 25) corrispondente alla lunghezza in centimetri del fuso della ciaramella corrispondente.

Chitarra battente

Loccisano-De Carolis

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www.marcellodecarolis.com

La chitarra battente è uno strumento a 5 ordini di corde (10 corde metalliche disposte in 5 ordini doppi oppure 14 corde disposte in 4 ordini tripli e il primo doppio).

Lo strumento conobbe infatti una vasta diffusione a partire dai primi decenni del XVIII secolo nel Lazio e in Campania e successivamente in Calabria e Puglia. I principali centri di costruzione furono localizzati in Calabria a Bisignano, con la famiglia De Bonis (dal XVII secolo in poi). Tipica della tradizione della Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise e Campania (in particolare del Cilento). Talvolta denominata anche "chitarra italiana" in contrapposizione alla chitarra "francese". L'accordatura cosiddetta "rientrante" produce un'enorme quantità di armonici che si fondono bene con la voce umana e una caratteristica che si accompagna bene al canto.

Caratteristiche organologiche

Presenta la tipica forma allungata delle chitarre antiche, con curve poco pronunciate. Ha sempre fondo bombato con fascia alta, costruita con doghe in essenze diverse in modo che, alternando legni chiari a legni scuri, si venga a costruire un disegno decorativo a fasce verticali. Un altro tipo, più moderno, ha il fondo piatto.

Il piano armonico, piegato inferiormente ha il foro di risonanza coperto, con funzione decorativa, da una rosetta di pergamena colorata o traforata in legno.

Francesco Loccisano

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www.francescoloccisano.com

Lo strumento è armato con corde metalliche di acciaio armonico tutte di eguale e sottile calibro, l'incordatura si realizza in cinque cori doppi o tripli. Nella tradizione popolare montava quattro più e una quinta di bordone, detto "scuordo" o "scordino".

Il ponticello è molto basso e mobile come quello del mandolino napoletano e viene mantenuto in posizione dalla pressione delle corde ed è posto sulla parte non inclinata del piano, appena oltre la piegatura.

Il manico termina con una lunga paletta.

Accordatura

L'accordatura del modello a 5 ordini (singole o doppie) è la seguente: La (5), Re (4), Sol (3), Si (2), Mi (1). La 5 e Re 4 sono accordate un'ottava sopra rispetto alla chitarra francese ed è un'accordatura rientrante. Le corde utilizzate possono avere tutte lo stesso spessore di 0,09 pollici (0,23 mm) o 0,08 pollici (0,20 mm). Questo conferisce allo strumento un suono caratteristico che si differenzia dalle comuni chitarre e crea un cluster armonico idoneo all'accompagnamento al canto.

Modalità esecutive

Non essendo uno strumento da plettro, va suonata con uno specifico movimento ritmico della mano, delle dita che genera una sonorità "battente" caratterizzante generi musicali quali la tarantella, la pizzica, gli stornelli e la serenata. L'alternarsi delle dita (due o tre) crea il ritmo terzinato tipico della tarantella. Questo strumento è stato concepito per svolgere una funzione ritmica e di accompagnamento al canto. Tuttavia, fra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo, conosce una nuova vita da strumento solista grazie all'impegno di numerosi artisti e all'interesse di alcuni compositori, tra questi Francesco Loccisano il quale entra a far parte come chitarrista battente nei Taranta Power di Eugenio Bennato. Successivamente compone tre album, Battente Italiana 2010 (all'interno tre composizioni dove la chitarra battente dialoga con la FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana), Mastrìa nel 2012 e per ultimo Solstizio nel 2017. Nel 2016 pubblica il primo metodo sempre per chitarra battente edito da fingerpicking.net sviluppando così uno stile solistico nuovo nel rispetto della tradizione. Il maestro Angelo Gilardino che ha composto due composizioni per chitarra battente: Albero solitario - Ricordo della grande pittrice lucana Maria Padula" composto per il duo Cordaminazioni (Marcello De Carolis - chitarra battente, Luca Fabrizio - chitarra classica) nel 2017. Il duo, nel 2018, ne ha effettuato la prima registrazione. Nel 2018 il maestro compone per Marcello De Carolis il "Concerto di Matera" per chitarra battente e 10 strumenti (flauto, oboe, corno inglese, clarinetto in si bemolle, fagotto, violino I, violino II, viola, violoncello, contrabbasso). Nel 2021 De Carolis pubblica "The Eclectic Beating - Contemporary Music for Chitarra Battente" edito da Da Vinci Classics dove esplora le potenzialità dello strumento passando dalla musica colta al jazz.

Dalla collaborazione tra Francesco Loccisano e Marcello De Carolis nasce nel 2019 "La chitarra battente - metodo base" edito da fingerpicking.net e nel 2020 l'album "Venti" edito da Italysona che esplora il dialogo coinvolgente di due chitarre battenti soliste.

Tarantella

Tarantella

Con il termine tarantella vengono definite alcune danze tradizionali e le corrispondenti melodie musicali del Sud Italia, che sono prevalentemente in tempo veloce, in vario metro: le varie tipologie hanno una metrica dei fraseggi melodici e ritmici in 6/8, 12/8 o 4/4, sia in modo maggiore sia in modo minore, a seconda dell'uso locale.

La prima fonte storica risale ai primi anni del XVII secolo e sin dal suo primo apparire il ballo è legato al complesso e rituale fenomeno del tarantismo pugliese. Mentre conosciamo alcuni motivi sei-settecenteschi di tarantella, non è possibile conoscere con sicurezza le forme coreutiche di quei secoli per mancanza di notazioni coreografiche dell'epoca e riferibili alle classi popolari che praticavano tale danza.

Ciccio Nucera

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facebook.com/Ciccio-Nucera

Originatasi probabilmente nella provincia di Taranto, nel XIX secolo la tarantella è divenuta uno degli emblemi più noti del Regno delle Due Sicilie e il suo nome ha sostituito i nomi di balli diversi persistenti di varie zone dell'Italia meridionale, diventando così la danza italiana più nota all'estero. La diffusione di moda del termine spiega il fatto che oggi varie tipologie di balli popolari e musiche da ballo recano il nome di "tarantella".

Molti compositori colti si sono ispirati tra il XVIII e il XX secolo ai motivi e ai ritmi delle tradizioni meridionali, componendo e costituendo un genere a sé di tarantella colta. La trasposizione "colta" più famosa è probabilmente quella composta per voce e pianoforte da Gioachino Rossini, intitolata La danza, che fu arrangiata per esecuzione orchestrale, insieme con altri brani pianistici di Rossini, da Ottorino Respighi nel secolo XIX. Un altro esempio di tarantella nella musica colta è la Tarantella di Fryderyk Chopin del 1841; inoltre da ricordare la Tarantella dal balletto Pulcinella di Stravinskij del 1920 e la Tarantella, tratta dai Dodici pezzi infantili op. 65, composta da Sergej Prokof'ev nel 1936.

Etimologia

Il nome "tarantella" deriva da "taranta", termine dialettale delle regioni meridionali italiane per designare la Lycosa tarentula, un ragno velenoso diffuso nell'Europa meridionale e in particolare nelle campagne di Taranto, da cui prende il nome. In quelle zone il ballo della tarantella è in parte legato alla terapia del morso della tarantola. La tradizione affidava al veleno di questo ragno effetti diversi, a seconda delle credenze locali: malinconia, convulsioni, disagio psichico, agitazione, dolore fisico e sofferenza morale.

Chi veniva morso o credeva di essere stato morso da una tarantola (ma anche da scorpioni, insetti o rettili vari) tendeva a un esagerato dinamismo e ricorreva a terapie coreo-musicali, particolarmente efficaci durante la festività dei santi Pietro e Paolo che, mediante l'insistenza della pratica della danza, provocassero l'espulsione del veleno attraverso sudori e umori. Per lo studio del fenomeno del tarantismo in Italia è fondamentale l'opera di Ernesto De Martino (v. La terra del rimorso). Non tutte le forme di danza erano comunque legate a questo fenomeno: si danzava anche in occasioni pubbliche (festività religiose, pellegrinaggi ai santuari, ricorrenze agricole) e private (matrimoni, battesimi, ecc.) come espressione di religiosità e gioia.

Non è trascurabile l'ascendenza che alcuni storici della musica attribuiscono alla città di Taranto per le origini del ballo, chiamato anticamente Tarantedde.

In entrambi i casi il termine sarebbe poi passato a descrivere tutte le forme di musica e ballo "non colte" del Centro-Sud Italia.

Tarantella calabrese

Officina Zoé

Artist Video Officina Zoé @ FROG

www.officinazoe.com

La tarantella calabrese o tirantella (più raramente taranteja, anticamente chiamata u sonu) è un termine generico che racchiude le diverse espressioni coreutico-musicali diffuse nella penisola calabrese, con tratti che la rendono distinguibile dalle altre del Sud Italia, specie nel ritmo. In essa sono assenti i riferimenti agli esorcismi del tarantismo, ma assume più un ruolo di danza per le occasioni festive o religioso-processionali.

Tipologie di Tarantella

Nonostante vi sia una certa omogeneità nella Tarantella ballata e suonata in tutta la Calabria, vi sono comunque delle caratterizzazioni geografiche: dalla libera del catanzarese al sonu a ballu aspromontano e dallo zumparieddu della Sila alla viddanedda reggina e caratterizzazioni di stile: fimminina, masculina, libera.

Nel vibonese, la danza pubblica era, fino ad alcuni decenni fa, riservata agli uomini. Il suo ritmo (in 6/8) è riconoscibile anche nelle basi musicali dei tamburi che accompagnano i tradizionali "Giganti" (coppia di enormi fantocci con la testa di cartapesta fatti ballare da due uomini al loro interno).

Ballo

Tarantella Calabrese

Il ballo è in coppia uomo-donna, ma può essere anche uomo-uomo o donna-donna, e avviene dentro ad uno spazio circolare di persone definito rota. U mastru i ballu (maestro di ballo) si pone al servizio dei danzatori e dei suonatori e decide l'ordine con cui i componenti della rota possono ballare gestendone i turni. I suonatori fanno parte della rota e seguono l'andamento del ballo con il ritmo. La rota è sempre una sola, là dove c'è il suono, e non si balla al di fuori di essa ma si partecipa alla festa insieme: c'è tempo perché tutti ballino e tutti i suonatori si avvicendino. U mastru i ballu è nelle feste private il padrone di casa e nelle occasioni pubbliche (ballo di piazza) una persona che conosce le dinamiche della comunità; saprà quindi far ballare in coppia persone che anche durante le attività quotidiane sono amiche, evitando di accoppiare persone che fra di loro hanno dissapori. Le occasioni pubbliche di ballo, a detta degli ultimi suonatori tradizionali viventi, rappresentavano una delle poche occasioni di contatto diretto tra persone di sesso differente non appartenenti alla stessa cerchia familiare.

Fasi di ballo

  1. I musicisti iniziano a suonare e si compone la rota, il maestro di ballo si pone al centro
  2. Il maestro di ballo saluta i suonatori e accenna i primi passi della danza all'interno del cerchio
  3. Il maestro di ballo sceglie la prima persona dalla rota che ballerà con lui
  4. Il maestro di ballo sceglie un'altra persona da far ballare con la precedente
  5. Al grido da parte del Mastru i Ballu di: "Fora u primu" (fuori il primo) il primo ballerino scelto ritornerà nella rota e il mastru i ballu ballerà col secondo ballerino. Nel caso di una signora spesso si preferisce il "Grazie signora" per cambiare turno.
  6. Il maestro di ballo sceglierà il terzo ballerino da far ballare con il secondo e così via.

Passi della danza

Antonio Grosso

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facebook.com/antoniogrosso

I passi fondamentali, che si basano su delle terzine, possono essere fatti anche sul posto, ma generalmente vi è un giro, un ruotare antiorario dei ballerini all'interno della "rota".

Le braccia assumono diverse posizioni a seconda se uomo o donna: l'uomo tenderà a sollevarle e muoverle maggiormente, fino -nella danza uomo-uomo ad assumere l'atteggiamento di una sfida-lotta con il coltello, mentre la donna generalmente non le solleva mai oltre la spalla muovendole leggermente, o le tiene poggiate sui fianchi con i palmi rivolti verso l'esterno simboleggiando un'anfora greca che mette in risalto i fianchi ed i seni.

Generalmente all'inizio del ballo i due ballerini sono a distanza, man mano l'uomo si avvicina fino ad arrivare a "chiedere le mani" alla donna, porgendogliele con il palmo verso l'alto, per il ballo intrecciato. In molte zone della Calabria si balla senza mai prendersi per mano o ballando spalla a spalla, cosa che comunque restava riservata alle coppie di coniugi o tra parenti stretti. Nel ballo uomo-uomo o donna-donna ci si poteva prendere dalle braccia. Una volta allacciata la coppia comincia a girare in senso antiorario eseguendo dei cerchi in cui la donna cerca di mantenere comunque il centro della rota.

I passi sono spesso doppi e ondeggiati. il movimento del corpo dalla cintura in giù e dalla cintura in su sono indipendenti, il tronco è statico mentre le gambe sono freneticamente in movimento. Un passo particolare è il soprappasso o "intricciata" dove appunto i passi vengono intrecciati battendo un piede all'esterno dell'altro in maniera alternativa. Un altro passo è il passo "illi adornu" che si esegue quando si è al bordo del cerchio mimando il volo di un uccello che cerca di incantare la preda per poi ghermirla e dirigendo a spirale con l'intento di portare l'altro ballerino verso il centro della "rota". Se l'avversario cede andrà verso il centro e verrà sostituito dal Mastro di ballo, in caso contrario potrebbe eseguire il passo: "tagghjapassu" (tagliapasso) cercando di interrompere il percorso a spirale. Il tagghjapassu è usato dalla donna per sfuggire al corteggiamento dell'astante. Quest'ultimo passo può portare alla "schermijata" ovvero il mimo con l'indice ed il medio della mano di un coltello che viene puntato prima contro l'astante e poi verso il cielo e da quel momento si mimano fendenti e affondi. La donna può usare un foulard da agitare davanti all'avversario come sfida, mentre l'uomo per mostrare le sue capacità con i suoi passi per conquistarla e riuscire come simbolo di successo a scompigliarle i capelli (scapigghjarla), a toccarle il viso (nzigarla) o a prenderle il foulard (n'nnopiarla).

Simbolismo

Le Muse del Mediterraneo

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Il simbolismo rappresentato dalla rota sta a significare il territorio di appartenenza: il paese o il rione; con la danza si va a conquistare tale spazio. Il simbolismo che si cela dietro i passi della danza è diverso a seconda se all'interno della "rota" si trovano astanti dello stesso sesso o di sesso diverso. Nel primo caso viene a simboleggiare un vero e proprio duello per il predominio dello spazio delimitato dalla rota, nel secondo caso si mima il rituale del corteggiamento in cui la donna in maniera contenuta e pudica mostra civetteria che ricorda gli atteggiamenti della danza greca classica.

Strumenti musicali

Gli strumenti caratteristici della tradizione calabrese sono: La zampogna, sostituita in seguito dall'organetto, accompagnata da un tamburello, in alcune zone si usavano la pipita o i fischiotta, mentre nella zona della locride e del monte Poro si usava la lira calabrese. Il ritmo è basato su terzine con un tempo in 12/8 e talvolta in 6/8.

Tipi di zampogne:

Origine ed evoluzione della tarantella calabrese

Folkatomik

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La tarantella danzata in singole coppie come la tarantella calabrese avrebbe origine nella danza greca, differenziandosi dalla napoletana che è di origine settecentesche e deriva dalle danze latine medievali e si discosta anche dal fenomeno del tarantismo in quanto espressione di rituali simbolici dall'alto contenuto culturale anziché mimare le convulsioni generate dal morso di una tarantola. La tarantella corale dei gruppi folcloristici nati già in periodo fascista invece si dovrebbe rifare ai canoni della tarantella napoletana sia dal punto di vista musicale che coreografico.

La danza greca è "danza di terra", possiede movimenti ispirati a esigenze mimici e portati ad una libertà gestuale. Il baricentro è all'altezza della cintura ed il corpo è sempre in posizione eretta. Non sono accettati movimenti ben codificati in maniera simile al ballu sardu ed al sirtaki anch'essi di origine greca.

Gli strumenti usati oggi hanno invece sostituito l'antico aulos/diaulos (flauto/ doppio flauto) degli italioti ed il tympanon.

In Calabria il ballo tradizionale inizia a perdere la sua funzionalità sociale già nel '900, persistendo solo in alcune aree, per esempio, per quanto riguarda l'Aspromonte nella Valle di Sant'Agata, intorno a Cardeto, in altre zone in provincia di Reggio soprattutto sul versante jonico, dove la danza in pubblico resiste in occasione di festività religiose, o in diversi centri del Pollino, dove spesso si è mantenuto il significato e la funzione che la danza aveva in passato in seno ad una comunità.

Lo svolgersi, soprattutto all'inizio del XXI secolo, di festival ed eventi musicali, soprattutto estivi, e di stage e corsi di ballo, rappresenta invece una evoluzione differente legata alla modernità e globalizzazione. Il rischio è ovviamente quello di perdere il linguaggio coreutico originario della danza (e spesso della funzione stessa della "rota").

Parafonè

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www.parafone.it

Principali Festival di Tarantella calabrese




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Date: June 2022.



Photo Credits: (1) Calabria Orchestra, (2) CalabriaSona, (3) Quartaumentata, (4) Re Niliu, (5)-(6) Zampogna, (7)-(8) Marcello De Carolis/Francesco Loccisano, (9) Tarantella, (10) Ciccio Nucera, (11) Officina Zoé, (12) Tarantella Calabrese, (13) Antonio Grosso, (14) Le Muse del Mediterraneo, (15) Folkatomik, (16) Parafonè (unknown/website).


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